
Città che muore, da dove viene il soprannome di Civita di Bagnoregio
Chi meglio di un nativo di Bagnoregio avrebbe potuto dare un soprannome a Civita, la celebre frazione del comune in provincia di Viterbo? Luogo sospeso nel tempo, ma anche fisicamente sulla valle dei Calanchi, Civita attrae da anni la curiosità dei turisti, che giungono nel Lazio da ogni parte del mondo, per poterne afferrare il “mistero”. Chi meglio dello scrittore Bonaventura Tecchi avrebbe potuto raccogliere in tre parole – la città che muore – il fascino di Civita di Bagnoregio?
Bonaventura Tecchi ne aveva visto di mondo, lui che aveva partecipato anche alla Prima guerra mondiale. Nel 1917, a Caporetto, rimase gravemente ferito e cadde prigioniero. In quella circostanza, fu internato in un campo a nord di Hannover e conobbe Ugo Betti, Carlo Emilio Gadda e altri intellettuali. Laureato in Lettere all’Università di Roma divenne, in seguito all’esperienza della guerra, un esperto germanista. Ma evidentemente rimase sempre legato a quella parte di mondo dove era nato, poiché, con altre personalità eccellenti, si incaricò di avviare il recupero del patrimonio storico della Tuscia, pesantemente danneggiato dai bombardamenti.
Scrittore e saggista, deve aver avvertito più di altri il rischio che Civita di Bagnoregio correva e corre tuttora, sebbene gli esperti siano da anni al lavoro per tentare di fermare l’erosione della roccia tufacea sulla quale il borgo sorge. Luogo a cui si accede attraverso un ponte (unica via di ingresso). Percorrerlo significa avvicinarsi, passo dopo passo, ad atmosfere che ammantano di storia e leggende ogni via, ogni ciottolo. Eppure il borgo non ha nulla di vecchio, è vitale più che mai, con i suoi pochissimi abitanti e tantissimi visitatori. Molti sono attratti dall’idea di poter cogliere l’essenza del borgo, prima che scompaia. Non accadrà, per l’impegno collettivo di tante persone, compresi i geologi, a tenerlo ancorato alla sua roccia, come una corona sul capo del sovrano.
Tutt’intorno al borgo è possibile ammirare la valle dei Calanchi. Testimonianze geologiche e storiche che chissà quanti occhi hanno visto. Una delle cose assolutamente da fare a Civita è fermarsi ad ammirare i tramonti sulla valle attraversata dal fiume. Quello stesso corso d’acqua che si mangia la roccia su cui la città è adagiata, senza esserlo davvero. Sempre in movimento, sulle gambe dei turisti e dei tanti che la amano e organizzano, per lei e per sé stessi, iniziative di ogni genere. Come Civita Cinema, festival della macchina dei sogni in un luogo da sogno. Per conoscere ancora meglio questo borgo, inserito tra i più belli d’Italia, si può far visita a un museo speciale: il Museo Geologico delle Frane, collocato all’interno di un palazzo rinascimentale.
La storia di Civita è lunghissima (secondo le fonti risale a 2500 anni fa); vi aiuta a svelarla una guida esperta di Rosy Smart City Tours. Uno speciale Day Trip della durata di otto ore vi porterà nel cuore di Bolsena e di Civita di Bagnoregio. Al termine della visita potrete continuare a godere della bellezza della città che muore, fermandovi in uno dei suoi piccoli ristoranti sparsi tra i vicoli. Offrono prelibati piatti di cucina locale e stagionale. Non è una prospettiva magnifica?