La cuddhura di Pasqua, dolce tipico del Salento

È simbolo di abbondanza ma si preparava e si continua a preparare secondo tradizione, cioè con pochi semplici ingredienti. Il risultato è, nonostante ciò, una bomba di gusto, per adulti e bambini. Si tratta della cuddhura (o cuddura) del Salento, dolce tipico pasquale realizzato anche nella versione salata. La costante è l’uovo sodo, immancabile in tutte le varianti della ricetta.

In realtà questo prodotto da forno colora le tavole pasquali non solo nel Salento, ma anche in moltissime altre località della Puglia e del Sud Italia. A Taranto il suo nome è un altro, si chiama scarcella, ma la sostanza non cambia. In Calabria Cullurelli, e via gustando. Le nonne e le mamme ne preparavano tante (di cuddure), ognuna in forma diversa, per figli e nipoti e per chiunque apprezzasse la specialità. Praticamente tutti. Anche i turisti hanno imparato, negli anni, a conoscerla e ad amarla.

Il termine Cuddhura deriva dal greco antico kollýra: significa tarallo intrecciato. La ricetta originale è attribuita al mondo contadino; le coddure venivano preparate a Pasqua in senso beneaugurante. Si auspicava fertilità e quindi abbondanza.

Oggi, nel Salento, l’immaginazione partorisce coddure di ogni foggia, c’è persino chi riprende il volto di un supereroe, chi si cimenta nell’astrattismo dolciario, con forme che lasciano spazio alle interpretazioni più diverse. Ma nelle vetrine di panifici e pasticcerie dominano le forme tradizionali.

In particolare, la pupa, cioè la bambolina (che un tempo si regalava alle bambine) e il cadduzzu (ovvero il galletto) destinato ai maschietti. Simboli di una cultura del passato, che voleva una netta separazione tra i ruoli e tra i sessi. È importante notare anche nelle espressioni culinarie echi della storia e della tradizione. Non vanno cancellati. Al contrario, conservare viva la memoria significa sapere da dove si viene e poter scegliere dove andare.

Il valore della coddura è soprattutto negli ingredienti usati per prepararla. Farina, strutto, uova, latte (chi vuole può non usarlo) zucchero, lievito per dolci sono elementi espressione di semplicità. Non è proprio nella semplicità che risiede il gusto? Il buono non prevede evidentemente troppe complicazioni. Al di là della battuta (che resta tale, considerate ricette ben più impegnative e ugualmente di successo), preparare la coddura richiede certamente pochi ingredienti, ma tanta fantasia. Tempo per decorare i dolci, per realizzarli nella maniera più scenografica possibile, senza sbavature. Tornando alla semplicità, lo si può essere sempre, anche nella complessità.

In ogni caso, il bello della coddura è che chiunque può cimentarsi nella sua preparazione, quel che conta non è il risultato visivo, piuttosto lo spirito di condivisione con il quale si mettono le mani in pasta.

Per assaggiare questo dolce salentino e altre delizie pasquali, la strada è sempre quella tracciata da Rosy Smart City Tours. Lecce Street Food con passeggiata è un Tour privato della durata di tre ore, tra le bellezze barocche e i sapori tipici di Lecce, coddura compresa. Affrettatevi a prenotare! Buona Pasqua a tutti!

Piccola curiosità: la forma a ciambella dei dolci salentini era utile anticamente ai pastori. Infilavano le coddure nel bastone o nel braccio per portarle con loro, nei lunghi percorsi a piedi.

Aggiungi un commento

Your email address will not be published.